L’eutrofizzazione da fosfati

L’eutrofizzazione è un processo degenerativo delle acque indotto dall’apporto eccessivo di sostanze quali fosfati provenienti dai detersivi sintetici, nitrati, nitriti e tutti quei sali minerali che si trovano negli scarichi urbani e nelle acque reflue degli allevamenti che hanno un effetto di fertilizzazione della flora acquatica di fiumi e laghi.

Le principali fonti di agenti eutrofizzanti, azoto e fosforo, provengono rispettivamente dai settori dell’agricoltura e della zootecnica e dagli insediamenti urbani.

Il fenomeno dell’eutrofizzazione porta a una grande concentrazione di microalghe in sospensione che, in particolare nelle stagioni calde, provocano un consumo di ossigeno disciolto nelle acque molto maggiore del solito, con gravi danni per l’ecosistema acquatico.

Le fasi dell’eutrofizzazione

Infatti, la carenza di ossigeno porta, ad esempio, a un’alta mortalità dei pesci e delle piante acquatiche e, sempre in assenza di ossigeno, i normali processi di decomposizione ossidativa delle specie morte vengono sostituiti da processi di putrefazione batterica con conseguente formazione di sostanze maleodoranti e tossiche (ammoniaca, acido solfidrico e fosfina) che, appunto, avvelenano le acque con le conseguenze già citate.

Come se non bastasse, l’aumento della temperatura globale fa diventare l’eutrofizzazione un fenomeno non solo stagionale. Infatti, l’acqua in superficie si scalda e non si rimescola con gli strati più profondi, non ossigenandoli; questo comporta una diminuzione della concentrazione di ossigeno a causa di una minore solubilità e una maggiore richiesta da parte dei batteri decompositori.

L’eutrofizzazione ha nei laghi degli effetti decisamente devastanti a causa del lento ricambio d’acqua ad opera dei fiumi immissari ed emissari.
Nonostante nelle acque avvengano fenomeni di autodepurazione per reazioni di ossidazione anche da parte di microorganismi che ossidano le sostanze organiche biodegradabili, questi processi ossidativi sono lentissimi, e insufficienti dato gli alti livelli di inquinamento delle acque.

Si stanno elaborando i dati disponibili a partire dal 1980 riguardo la temperatura e l’ossigenazione dell’acqua di 393 laghi in aree temperate e, ad oggi, secondo una pubblicazione su Nature, il dato scoraggiante è che i laghi hanno perso mediamente il 5,5% dell’ossigeno delle acque superficiali e il 18,8% di quello delle acque profonde, a causa dell’aumento della temperatura delle acque dovuto al cambiamento climatico in atto.

Di seguito i dati che riguardano alcuni laghi italiani.

  • Lago Maggiore, si trova sul confine fra la Svizzera e l’Italia. Negli ultimi trent’anni, a seguito di un aumento di temperatura di 0,3 °C, l’ossigeno è calato del 12% in superficie e del 26% nelle acque profonde.
  • Lago di Bolsena, si trova nel Lazio in provincia di Viterbo. Dal 2004 a oggi si registra una diminuzione dell’ossigeno delle acque profonde pari al 69% e un raddoppio della quantità di fosforo.
  • Lago di Garda, il maggiore lago italiano che si sviluppa fra Veneto, Lombardia e Trentino Alto Adige. In un secolo, il contenuto di fosforo nelle acque è passato da 5 mg/L a 18 mg/L per cui si è dovuti intervenire con dei depuratori per non farlo morire.
  • Lago d’Iseo, si trova in Lombardia. Dal 1992 si è registrato un aumento del 54% del fosforo nelle acque.

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