Come si è passati dalle fibre naturali alle fibre sintetiche? Fino al 1940 i paracaduti americani erano confezionati in seta, una fibra naturale di origine animale (è prodotta dai bachi da seta) che presenta caratteristiche di resistenza e leggerezza. Tuttavia, il Giappone vietò agli Stati Uniti di importare la seta dalla Cina e gli Stati Uniti hanno dovuto creare un nuovo materiale, il nylon, una poliammide che si ottiene per polimerizzazione e che presenta caratteristiche molto simili alla seta. Di questa scoperta hanno usufruito da quel momento anche le donne che poterono sostituire le calze di seta con quelle di nylon ben più resistenti, una vera rivoluzione.
Dal 1940 è stato quindi tutto un susseguirsi di successi della chimica nel campo delle fibre.
Le fibre tessili si classificano in fibre naturali se provengono da prodotti di origine vegetale, come il cotone e il lino, o di origine animale, come la lana e la seta, e tecnofibre o fibre chimiche quelle sintetizzate chimicamente.
Le tecnofibre, a loro volta, si suddividono in fibre artificiali se prodotte da polimeri organici come la cellulosa, cioè da materie prime rinnovabili, e sono assolutamente equiparabili alle fibre naturali, e fibre sintetiche se realizzate con sintesi chimiche, anche da materie prime riciclate e da biomasse, attraverso reazioni di polimerizzazione.
Le tecnofibre, rispetto alle fibre naturali, possono essere prodotte con tutte le caratteristiche desiderate: si possono ottenere fibre elastiche o rigide, inalterabili o delicate, brillanti o opache, colorate o trasparenti. Tutte queste possibili caratteristiche fanno sì che, nel mondo, il 60% delle fibre tessili utilizzate è costituito dalle fibre artificiali. E tuttavia, il risvolto della medaglia sta nel fatto che non sono biodegradabili e anche questi rifiuti stanno diventando un problema nelle discariche e, a causa delle microplastiche che si liberano nei lavaggi, anche negli oceani.
Inventata nel 1883 da un chimico francese, la viscosa è il capostipite delle fibre artificiali e che copre il 14% delle fibre prodotte industrialmente. Inizialmente la viscosa venne definita seta vegetale, poi chiamata rayon, e infine oggi in modi diversi a seconda che venga estratta dalla cellulosa di origine vegetale (viscosa cellulosica) oppure da proteine di materiali animali, vegetali o da scarti della produzione alimentare (cellulosa proteica). La viscosa ha la caratteristica di essere morbida al tatto e molto luminosa perché assorbe bene i colori. È piacevole da indossare essendo una fibra traspirante e, poiché impedisce la formazione di batteri, è ipoallergenica. Soprattutto è biodegradabile.
Si sta cercando di creare viscose vegetali ecologiche quali il modal e il lyocell per la produzione delle quali si utilizzano fibre naturali e sostanze chimiche in modo da ottenere materiali che presentino una buona parte di componente naturale.
Il modal è una fibra artificiale della famiglia delle viscose, che deriva da una fibra rigenerata dalla cellulosa che si estrae dalla polpa degli alberi di faggio. I tessuti in modal hanno un certo successo dovuto alla loro morbidezza, particolarmente piacevole al tatto. Infatti, viene aggiunto al cotone per impartire una maggiore igroscopicità e qualità.
Il lyocell è una fibra ecologica vegetale estratta dalla cellulosa degli alberi di eucalipto. Nonostante la sua provenienza il lyocell non è una fibra tessile naturale, ma assolutamente artificiale perché prodotta in laboratorio utilizzando prodotti chimici. Le t-shirt in lyocell sono gli indumenti più venduti in questo tessuto per la sua igroscopicità e per essere particolarmente soffice e piacevole al contatto con la pelle.
Tra le fibre sintetiche più utilizzate nei tessuti c’è il poliestere, un polimero che deriva da materiali di riciclo e di scarico e dalla fermentazione batterica. È il tessuto dell’abbigliamento sportivo perché ha una durata quasi infinita, fa traspirare la pelle, è leggero. Poiché rilascia microplastiche a ogni lavaggio, si sta studiando come renderlo ecologico. Una via proposta potrebbe essere smettere di produrne di nuovo e utilizzare solo quello riciclato fino a che non si esaurisce.
ATTIVITA‘: Fai una ricerca su Internet sulla storia delle fibre tessili e crea un grafico sul loro impiego in Italia.