I 12 principi di chimica verde e la politica delle tre R

La consapevolezza anche dell’industria chimica che entro pochi decenni si prospetterà l’esaurimento dei combustibili fossili, ha indotto le aziende a studiare sistemi di fabbricazione di prodotti non inquinanti, biodegradabili e sostenibili. Inoltre, è ormai assodato che il vantaggio economico viene anche dal non dover smaltire i rifiuti, un’operazione assai costosa per le aziende.

Il termine chimica verde è stato definito dalla IUPAC e dall’EPA (l’agenzia per la protezione dell’ambiente degli Stati Uniti) come “ l’invenzione, la progettazione e l’uso di prodotti chimici e processi per ridurre o eliminare l’uso e la produzione di sostanze pericolose”.

Il programma dell’EPA si delinea su 12 principi fondamentali:

  1. Prevenire gli sprechi progettando sintesi chimiche opportune.
  2. Progettare le sintesi in modo che il prodotto finale contenga la proporzione massima dei materiali di partenza.
  3. Progettare sintesi che utilizzino e generino sostanze con la minima tossicità ambientale.
  4. Progettare prodotti  più sicuri dal punto di vista dell’impatto ambientale.
  5. Utilizzare solventi / condizioni di reazione più sicuri o sostanze innocue.
  6. Aumentare l’efficienza energetica cercando di eseguire le reazioni a temperatura e pressione ambiente.
  7. Utilizzare materie prime rinnovabili come i prodotti agricoli o i rifiuti di altre lavorazioni.
  8. Evitare derivati chimici.
  9. Utilizzare catalizzatori perché permettono di effettuare una singola reazione più volte.
  10. Progettare prodotti chimici e prodotti che si degradano dopo l’uso.
  11. Monitorare e controllare in tempo reale la sintesi per minimizzare o eliminare la formazione di sottoprodotti.
  12. Progettare prodotti chimici per ridurre al minimo il potenziale di incidenti chimici comprese esplosioni, incendi e rilasci ambientali.

La politica delle tre R, ridurre, riutilizzare e riciclare, aiutano a ridurre la quantità di rifiuti personali che buttiamo via. Tali rifiuti comprendono anche prodotti domestici pericolosi che contengono ingredienti corrosivi, tossici, infiammabili o reattivi che possono inquinare l’ambiente e costituire una minaccia per la nostra salute. Inoltre, quasi tutti i processi industriali, dalla produzione di beni di consumo alla produzione di energia, generano, oltre al prodotto finale, tipologie e quantità variabili di materiali di scarto utilizzabili. Come per i rifiuti solidi urbani, come cartone, giornali e contenitori per bevande, questi materiali industriali sono anche preziosi beni che possono essere ridotti, riutilizzati e riciclati. Ad esempio, l’80% di tutti i lubrificanti industriali utilizzati nei processi produttivi, vengono smaltiti prematuramente e spesso in modo improprio.

Fortunatamente, gli ingegneri chimici sono attivamente coinvolti nello sviluppo di modalità per aumentare la vita attraverso passaggi chimici fondamentali che ne minimizzano il processo di invecchiamento. Gli esperti sono anche attivamente impegnati a cambiare la mentalità delle industrie in modo che considerino il valore di un materiale esaurito come prodotto o merce e non come uno spreco.

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